Archivio | ottobre 2010

Questione di… stile: la poesia e il corpo – Karen Alkalay Gut

E chi lo ha detto che la poesia non debba avere corpo? E sangue. Non c’è solo l’astratta illusione che tutto sia sopra e oltre. E quando il corpo entra nella poesia è dirompente come quando vi entra qualsiasi altra cosa. Karen Alkalay Gut, poetessa inglese di origini israeliane non si nasconde dietro il platonico. E squarcia il velo della mediocrità del reale. E della poesia della sensualità più cruda.

Amore interrotto – Karen Alkalay Gut

Sono del tutto indifesa

Ti stai muovendo su di me
come se fosse un convegno

e sto pensando che il sogno
di avere un giorno un figlio da te
è nato nella città che Cervantes chiamava casa

che tu mai
lascerai tua moglie

E questo appartamento che abbiamo usato
per i nostri piccolo incontri
è improvvisamente sordido

e tu sei davvero
come amante
non proprio comunicativo

Anche questo incontro
non era programmato
per finire col sesso

ed è anche sbagliato
il periodo del mese

e adesso
sputi fuori
un pianto strozzato
come se non volessi

che il tuo piacere
sia noto

ed io grido che cosa
hai fatto

e tu lentamente
ti giri verso di me

sorpreso che io abbia una voce
e dici

Scusa
stavo pensando
ad altre cose.

Stile – Karen Alkalay Gut

Con tacchi alti che mi collocano il culo
ad altezza cazzo come una gatta
in calore che allunga le zampe
per soddisfare chiunque venga
e capelli ricci per farti venire in mente
cosa puoi trovare
giù in basso mi umetto le labbra
in predisposizione labiale
ombreggio gli occhi per quel sottomesso
sguardo orgasmico
e dico
mi vesto
per apparire
presentabile.