Questione di… stile: la poesia e il corpo – Karen Alkalay Gut
E chi lo ha detto che la poesia non debba avere corpo? E sangue. Non c’è solo l’astratta illusione che tutto sia sopra e oltre. E quando il corpo entra nella poesia è dirompente come quando vi entra qualsiasi altra cosa. Karen Alkalay Gut, poetessa inglese di origini israeliane non si nasconde dietro il platonico. E squarcia il velo della mediocrità del reale. E della poesia della sensualità più cruda.
Amore interrotto – Karen Alkalay Gut
Sono del tutto indifesa
Ti stai muovendo su di me
come se fosse un convegno
e sto pensando che il sogno
di avere un giorno un figlio da te
è nato nella città che Cervantes chiamava casa
che tu mai
lascerai tua moglie
E questo appartamento che abbiamo usato
per i nostri piccolo incontri
è improvvisamente sordido
e tu sei davvero
come amante
non proprio comunicativo
Anche questo incontro
non era programmato
per finire col sesso
ed è anche sbagliato
il periodo del mese
e adesso
sputi fuori
un pianto strozzato
come se non volessi
che il tuo piacere
sia noto
ed io grido che cosa
hai fatto
e tu lentamente
ti giri verso di me
sorpreso che io abbia una voce
e dici
Scusa
stavo pensando
ad altre cose.
Stile – Karen Alkalay Gut
Con tacchi alti che mi collocano il culo
ad altezza cazzo come una gatta
in calore che allunga le zampe
per soddisfare chiunque venga
e capelli ricci per farti venire in mente
cosa puoi trovare
giù in basso mi umetto le labbra
in predisposizione labiale
ombreggio gli occhi per quel sottomesso
sguardo orgasmico
e dico
mi vesto
per apparire
presentabile.